Sul volo chiaro

Sul Volo Chiaro
Sul Volo Chiaro

CD realizzato nel 2008 in occasione del cinquantennale di fondazione.

Il cd è stato presentato il 15 novembre a Torre Pellice in occasione del Concerto del Cinquantennale tenuto dal coro nel Tempio Valdese. E’ l’undicesima incisione dopo quelle degli anni 1962 – 1974 – 1982 – 1984 – 1987 – 1990 – 1993 – 1998 – 2004 e 2005; ed è proprio dalle prime registrazioni che si è attinto per la realizzazione della prima parte di questa raccolta.    
Ecco quindi il coro sotto la direzione di Angelo Agazzani (1962), di Edgardo Paschetto (1974), di Silvio Avondetto (1982) e di Ugo Cismondi.
Certo la qualità delle registrazioni tratte dai primi tre dischi non è delle migliori, ma si è voluto così riportare all’ascolto le voci di un tempo, le voci di chi ha trasmesso l’amore del cantare al pubblico sempre generoso, le voci di chi non è più tra noi, le voci di chi, ancora corista oggi, in allora muoveva i primi passi nel canto.
E poi seguono i quattordici brani de “Sul volo chiaro”, mai incisi, tratti dal cantare di ieri e dal cantare di oggi, il tutto fuso ed unito da quel filo conduttore che è il raccontare la vita attraverso il canto.
Si comincia quindi dal classico “Quel mazzolin di fiori” (da regalare alla Rosina di sempre) per passare a “A Turin a la Reusa Bianca” e “Zolicheur”  (l’emigrazione per cercare fortuna in America o l’amore d’oltralpe), a “Io vagabondo” (la ricerca della felicità fatta di poche cose), a “La sacra spina” (la fede intensa di un frate viandante da Gerusalemme), a “Il vecchio e il bambino” (la fiaba della vita), a “Maggio” (il canto dei grilli la sera), a “La canzone di Marinella” (la vita vissuta intensamente), a “Tasaoro” (i sogni che volano sulle ali del vento), a “Sul volo chiaro” (da Marco Maiero per noi, per cantare le voci del silenzio e della pace), a “Ombre del tramonto” (da Alfio Inselmini per noi, per cantare la traccia lasciata dal coro), a “Sera di Gallipoli” (il ricordo di una domenica, della saggezza, della sera), a “Day-o” (il lavoro degli ultimi) e per finire a “Arrivederci amici” (la speranza del cantare ancora).

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